Omelia del Santo Padre alla Messa per i giovani del VII Forum internazionale

 

 

1) «Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato» (Ger 1,5). La Parola rivolta da Dio al profeta Geremia ci tocca personalmente. Essa evoca il disegno che Dio ha su ciascuno di noi. Egli ci conosce individualmente perché dall’eternità ci ha scelti ed amati, affidando a ciascuno una specifica vocazione all’interno del piano generale della salvezza.

Cari giovani del Forum Internazionale, sono lieto di accogliervi insieme con il Signor Cardinale James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ed i suoi Collaboratori. Vi saluto con affetto.

Giustamente voi vi sentite interpellati in prima persona dalle parole del Profeta. Molti di voi infatti ricopertine/coprono già una responsabilità nella propria Chiesa locale, e molti saranno chiamati ad assumerne una. È quindi importante che portiate con voi la ricchezza dell’esperienza umana, spirituale ed ecclesiale di questo Forum. Siete inviati ad annunciare ad altri le parole di vita che avete ricevuto: esse agiranno e getteranno radici in voi quanto più voi le condividerete con gli altri.

Cari giovani, non dubitate dell’amore di Dio per voi! Egli vi riserva un posto nel suo cuore e una missione nel mondo. La prima reazione può essere la paura, il dubbio. Sono sentimenti che ha sperimentato prima di voi lo stesso Geremia: «Ahimè, Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane!» (Ger 1,6). Il compito sembra immenso, perché assume le dimensioni della società e del mondo. Ma non dimenticate che, quando chiama, il Signore dona anche la forza e la grazia necessaria per rispondere alla chiamata.

Non abbiate paura di assumere le vostre responsabilità: la Chiesa ha bisogno di voi, ha bisogno del vostro impegno e della vostra generosità; il Papa ha bisogno di voi e, all’inizio di questo nuovo millennio, vi chiede di portare il Vangelo sulle strade del mondo.


2) Nel Salmo responsoriale abbiamo udito una domanda che nel mondo inquinato di oggi risuona con una particolare attualità: «Come potrà un giovane conservare pura la sua via?» (Sal 118,9). Abbiamo anche udito la risposta, semplice ed incisiva: «Custodendo le tue parole» (ibid). Occorre dunque domandare il gusto per la Parola di Dio e la gioia di poter testimoniare qualcosa che è più grande di noi: «Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia…» (Sal 118,14).

La gioia nasce anche dalla consapevolezza che innumerevoli altre persone nel mondo accolgono come noi gli “ordini del Signore” e ne fanno sostanza della loro vita. Quanta ricchezza nell’universalità della Chiesa, nella sua “cattolicità”! Quanta diversità secondo i paesi, i riti, le spiritualità, le associazioni, movimenti e comunità, quanta bellezza, e nello stesso tempo quale comunione profonda nei valori comuni e nel comune attaccamento alla persona di Gesù, il Signore!

Avete percepito, vivendo insieme e pregando insieme, che la diversità dei vostri modi di accogliere e di esprimere la fede non vi separa gli uni dagli altri né vi mette in concorrenza. Essa è solo una manifestazione della ricchezza di quell’unico, straordinario dono che è la Rivelazione, di cui il mondo ha tanto bisogno.


3) Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, il Risorto pone a Pietro la domanda che determinerà tutta la sua esistenza: «Simone di Giovanni, mi ami?» (Gv 21,16). Gesù non gli chiede quali siano i suoi talenti, i suoi doni, le sue competenze. Non domanda neppure a colui che poco tempo prima lo aveva tradito se d’ora in poi gli sarà fedele, se non cadrà più. Gli domanda la sola cosa che conti, la sola che possa dare fondamento ad una chiamata: mi vuoi bene?

Oggi il Cristo rivolge la stessa domanda a ciascuno di voi: mi vuoi bene? Non vi domanda di saper parlare alle folle, di saper dirigere un’organizzazione, di saper amministrare un patrimonio. Vi domanda di volergli bene. Tutto il resto verrà di conseguenza. Infatti, mettere i propri passi sulle orme di Gesù non si traduce immediatamente in cose da fare o da dire, ma innanzitutto nel fatto di amarlo, di restare con lui, di accoglierlo completamente nella propria vita.

 

Oggi rispondete con sincerità alla domanda di Gesù. Certuni potranno dire con Pietro: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo!» (Gv 21,16). Altri diranno: «Signore, tu sai come vorrei volerti bene, insegnami ad amarti per poterti seguire». L’importante è di rimanere sulla strada, di continuare il cammino senza perdere di vista la meta, fino al giorno in cui potrete dire con tutto il cuore: «Tu lo sai che ti amo!».

4) Cari giovani, amate Cristo e amate la Chiesa! Amate Cristo come egli vi ama. Amate la Chiesa come Cristo la ama.

E non dimenticate che l’amore vero non pone condizioni, non calcola, non recrimina, ma semplicemente ama. Come potreste, infatti, essere responsabili di un’eredità che non accettate se non in parte? Come partecipare alla costruzione di qualcosa che non si ama con tutto il cuore?

La comunione al corpo e al sangue del Signore aiuti ciascuno a crescere nell’amore per Gesù e per il suo corpo che è la Chiesa.